Umorismo e psicoterapia
Umorismo e psicoterapia

Umorismo e psicoterapia: la funzione e i benefici dell’umorismo

Quanto fa bene una sana e sincera risata? Ne fa davvero tanto, distende le tensioni e allontana, seppur temporaneamente i pensieri bui di chi patisce uno stato psicologico di sofferenza e negatività.

L’umorismo è al centro delle attenzioni della comunità scientifica fin dai primi anni del ‘900 per comprendere appieno quanto possa essere coadiuvante nella psicoterapia. Numerose ricerche e teorie hanno sottolineato quali siano i benefici effetti di un atteggiamento allegro, di una risata e dell’autoironia sulla psiche umana. Uno dei primi a parlare dell’umorismo nella psicoterapia è stato Sigmund Freud, lo psicanalista austriaco formulò la Teoria del Sollievo secondo la quale un motto scherzoso, uno scherzo o una battuta sono utili per allentare tutte quelle tensioni aggressive e sessuali che l’essere umano reprime.

L’umorismo quindi diventa uno sfogo accettato dalla società civile per tutte le pulsioni insite in ogni persona. Freud sottolineava quindi il carattere liberatorio dell’umorismo e grazie al quale potere esprimere sentimenti e pensieri derivanti da situazioni di disagio e difficoltà senza compromettere le relazioni con gli altri o consumare le energie psicologiche della persona che le prova. Una interessante e recente teoria è stata sviluppata attorno alla domanda se gli esseri umani possono ridere di sé stessi e trarne beneficio.

Secondo questo studio le persone capaci di ridere di sé stesse, dimostrando di saper riconoscere con senso dell’umorismo i propri limiti e i propri difetti, hanno maggiori possibilità di superarli. Grazie all’umorismo è possibile prendere le distanze dal proprio Io, sviluppando una maggiore consapevolezza dei propri lati negativi e dalle proprie difficoltà e avere maggiori chance di vincerle. L’umorismo in psicoterapia, pur essendone stati confermati i benefici sulla salute fisica e mentale, rimane ad oggi un argomento controverso, che trova tanti estimatori quanti contrari.

Molti psicologi sono inclini ad escludere l’inserimento volontario dell’umorismo durante le sedute con i propri pazienti, motivando la scelta che la terapia non deve essere guidata consapevolmente verso tematiche che suscitino ilarità. A fare da contraltare ai fautori della psicoterapia “seria” troviamo chi crede e dimostra che lo humor in psicoterapia renda più facile stringere la cosiddetta Alleanza Terapeutica e di quanto serva per valutare la personalità dei soggetti in alcune aree specifiche. Inoltre è stato dimostrato anche che l’umorismo in psicoterapia possa essere sfruttato per trattare numerosi disturbi, anche gravi e diffusi come il DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo), la depressione e l’ansia.

Affinché l’umorismo faccia breccia nel paziente è fondamentale che lo psicologo riesca a comprendere quali corde toccare, comprendere cioè a quale tipo di umorismo è più incline il soggetto che ha di fronte; una battuta infelice o fuori luogo può suscitare effetti letteralmente opposti a quelli che lo psicoterapeuta intendeva produrre. L’umorismo potrebbe essere percepito come una presa in giro da parte del paziente il quale potrebbe reagire sentendosi offeso e svilito.

Trovata la giusta cifra umoristica è bene evidenziare al soggetto l’atteggiamento umoristico, chiedendo perché taluni temi suscitino in lui la risata; questo è di aiuto al paziente per rafforzare la propria autoconsapevolezza. Aiutare un paziente a scoprire il lato divertente di un evento che per egli è stato una fonte di stress si traduce in un ridimensionamento delle emozioni negative; queste vengono trasformate in sensazioni positive grazie al cambio di prospettiva stimolato dallo psicoterapeuta.

In questo caso l’umorismo si rivela una efficace strategia di coping per la riduzione dell’impatto emotivo e dello stress. Va comunque chiarito che l’umorismo di per sé non è terapeutico ma deve essere usato, consapevolmente, in modo terapeutico.


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